Bøger af Vittorio Bersezio
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74,99 kr. Tutto ha inizio con un testamento. Un milione di lire che Anselmo lascia in eredità alla figlia Felicina.Felicina, ancora giovane, viene affidata alla tutela di sua zia acquisita, Livia, vedova a meno di trent’anni. Il rapporto tra le due, invece di sbocciare, si incrina indissolubilmente. L’interesse comune per un giovane medico creerà dell’astio, un risentimento tossico e velenoso, di quelli che proliferano solo tra persone che vivono sotto lo stesso tetto.In questo romanzo di intrighi e tradimenti si intravede un Ottocento decadente e contraddittorio: “Fiammella spenta” accontenterà chiunque voglia affacciarsi sulle ipocrisie di una società sull’orlo del cedimento.Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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58,99 kr. Dopo vent’anni trascorsi all’estero per lavorare, zio Gerolamo rimette piede a casa Varada, in uno sperduto paesello delle campagne piemontesi. Quello che vi trova, però, è tutt’altro che un idillio famigliare: il rapporto fra i coniugi Giacomo e Genoveffa e le loro figlie Giovanna ed Enrichetta è infatti inquinato dall’odio e dalla violenza. Sulla scia dei grandi modelli francesi – in primo luogo Émile Zola – Bersezio compone il mosaico vivace di una piccola realtà rurale, in cui i protagonisti interagiscono con figure quasi archetipiche quali il Parroco (don Pasquale), il Marchese (di Roccavecchia) e lo Speziale (Domenico). Un romanzo vibrante di speranze riformiste e, pur nella miseria e nello squallore che descrive, ricco dell’umanità più autentica...Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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58,99 kr. Sulla falsa riga della sua celeberrima commedia "Le miserie ‘d Monsù Travet", in "La carità del prossimo" Vittorio Bersezio dipinge un quadro impietoso di quella piccola borghesia piemontese – fatta di bottegai da quattro soldi e di miseri impiegati – che popola la sua Torino negli anni immediatamente successivi all’Unità d’Italia. Protagonista del romanzo è Antonio Vanardi, pittore sempre al verde che, perseguitato dai creditori, si ritrova costretto a vivere insieme alla famiglia in una soffitta. Opera schietta, a tratti addirittura crudele, ma che dona a chi la legge una panoramica a trecentosessanta gradi delle miserie (ma anche delle velleità) di un intero sottobosco sociale, che animava tutte le grandi metropoli europee in un periodo critico come quello della rivoluzione industriale.Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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73,99 kr. L’amore inestinguibile di un cane per il proprio padrone cieco; la vita di un amato maestro di paese; l’amore di una ragazza di provincia con un giovane scultore: ciascuno di questi tre racconti – intitolati rispettivamente "Il cane del cieco", "Un genio sconosciuto" e "Galatea" – ci trascina in un Piemonte rurale, che attende solamente un approdo sicuro alla modernità. Con l’occhio affettuoso di chi quei luoghi li conosce, Bersezio ci guida così fra villaggi remoti (così distanti da Torino!), in luoghi dove la morte è sempre in agguato, certo, ma in cui la vita risorge anche con più forza...Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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58,99 kr. Cesare Debaldi nasce in una famiglia della piccola borghesia piemontese, trasferitasi a Torino in cerca di stabilità. Il padre Carlo, che da giovane aveva sognato di fare il pittore, si è ormai rassegnato al grigiore di un’esistenza qualunque. Ma per i figli – e in particolare per Cesare – fa in modo di offrire quanto di meglio si possa trovare. E Cesare, venuto su ingenuo, viziato ed abituato ad ottenere quanto in realtà non potrebbe neanche permettersi, finisce ben presto vittima della vanità di una sempre più decadente borghesia torinese, fatta di salotti chic, donne di piacere e, immancabilmente, debiti. Col solito piglio pungente che lo caratterizza, Bersezio compone un romanzo dai risvolti cinici, ma che nonostante tutto lascia ancora un barlume di speranza: di personaggi benevoli e disinteressati, infatti, se ne possono trovare anche in un mondo che sembra impazzito...Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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148,99 kr. In una Torino grigia e fredda, investita dalla rivoluzione industriale, si muovono i personaggi di cui Bersezio ha necessità per scrivere il proprio grande romanzo sociale. Lo specifica già nella prefazione: non intende avventurarsi in grandi spiegazioni o in astrusi filosofemi! No, per spiegare che cosa sia davvero, quella "plebe" di cui tanto si parla, l’autore sceglie la via del romanzo. E "La plebe" (1869) è un romanzo duro, coriaceo, a volte crudele. Proprio come la vita in una società che si è dimenticata di essere anche – e soprattutto – umana... Molti i personaggi, tante le situazioni, ma ovunque la miseria. E Bersezio ce ne ha fatto dono attraverso una finzione letteraria che non ha niente da invidiare a Dickens!Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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- 148,99 kr.
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40,99 kr. Emilio Lograve, cresciuto in un piccolo paese di provincia, vive ora in città per compiere i suoi studi di medicina. Un’infanzia difficile e tanti sacrifici lo hanno reso una persona ambiziosa, ma anche perennemente insoddisfatta. Oltre al successo professionale, infatti, Emilio cerca anche la gratificazione dell’amore. Ossessionato da questa necessità, il protagonista si dimostra disposto a fare di tutto. Ma Matilde, donna intelligente e leale, non è certo una sprovveduta. Grazie alla penna arguta di Bersezio, si viene catapultati in un mondo di perfidia e gelosia, di vendette e sentimenti furibondi, che dimostrano quanto l’amore venga spesso confuso con comportamenti che di buono hanno ben poco...Vittorio Bersezio (1828-1900) nasce a Peveragno, nel cuneese, da una famiglia benestante e di tendenze liberali. Sebbene laureato in giurisprudenza, coltiva fin da giovane una forte passione per la scrittura, tanto da esordire come autore di teatro già nel 1842, con "Le male lingue". Attivo sia in ambito drammaturgico che narrativo, nel 1854 assume la direzione del Fischietto, importante periodico satirico. L’attività giornalistica rappresenta d’ora in poi il suo impegno principale, espresso con la fondazione di un proprio quotidiano – La Gazzetta Piemontese – e portato avanti in parallelo con la politica (nel 1865 è infatti eletto deputato). Profondamente influenzato dalla letteratura francese di Dumas, Balzac e Hugo, ma anche dal romanzo sociale di Zola, Bersezio è noto soprattutto per la commedia "Le miserie 'd Monsù Travet" (1863).
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